Un lupo vide un agnello presso un torrente che beveva, e gli venne voglia di mangiarselo con qualche bel pretesto. Standosene là a monte, cominciò quindi ad accusarlo di insudiciare l'acqua, così che egli non poteva bere. L'agnello gli fece notare che, per bere, esso sfiorava appena l'acqua col muso e che, d'altra parte, stando a valle, non gli era possibile intorbidare la corrente a monte. Venutogli meno quel pretesto, il lupo allora gli disse: <<Ma tu sei quello che l'anno scorso ha insultato mio padre>>. E l'agnello a spiegarli che a quella data egli non era ancora venuto al mondo.

<< Bene>>, concluse il lupo, <<se tu sei così bravo a trovar delle scuse, io non posso mica rinunciare a mangiarti>>.


Favole riferite agli animali, ma con evidenti allusioni al mondo degli uomini, dai tempi di Esopo ad oggi ne sono state coniate a migliaia. Tra i maggiori imitatori delle favole esopiche troviamo Fedro e La Fontaine. In tempi più recenti, ricordiamo il famoso Trilussa che molto ha contribuito con le sue poesie fiabesche a donarci un messaggio sempre attuale e di grande concretezza. Oppure, per approfondire l'argomento, potremmo leggere ed apprezzare la famosa storia di George Orwell (Nome di battesimo Eric Artur Blair) La Fattoria degli animali.


Come ci insegna Esopo nella sua favola lupi e agnelli non possono convivere, o, per meglio dire, gli agnelli non potrebbero vivere a lungo tra i lupi in quanto verrebbero prontamente e senza nessuna attenuante divorati.


Lasciamo che sia lo stesso narratore ad esporre la morale della favola nella sua conclusione:


"La favola mostra che contro chi ha deciso di far un torto non c'è giusta difesa che valga."


Non c'è difesa che tenga contro chi ingiustamente accusa, questo è un punto fermo.


Quando ci si trova in presenza di lupi affamati ed oggi purtroppo, ve ne sono molti, come si deve comportare il cristiano? vediamo cose dice la Bibbia:"...poiché sta scritto: «A me la vendetta; io darò la retribuzione», dice il Signore. Anzi, «se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere; poiché, facendo così, tu radunerai dei carboni accesi sul suo capo». Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene."  (Romani 12:19-21)


"A chi ti percuote su una guancia, porgigli anche l'altra; e a chi ti toglie il mantello non impedire di prenderti anche la tunica" (Luca 6:29)


Nello stesso contesto del Sermone del monte così scrive Matteo, nel capitolo 5 dal versetto 43: "Voi avete udito che fu detto: Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico. Ma io vi dico: Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figliuoli del Padre vostro che è nei cieli; poiché Egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Se infatti amate quelli che vi amano, che premio ne avete? Non fanno anche i pubblicani lo stesso?  E se fate accoglienze soltanto ai vostri fratelli, che fate di singolare? Non fanno anche i pagani altrettanto? Voi dunque siate perfetti, com'è perfetto il Padre vostro celeste."


Questa volta non ci troviamo di fronte a delle favole, che per belle e giuste che siano possono darci solo in teoria una lezione di vita, ma in pratica rimangono sfuggevoli e poco realistiche come sono per l'appunto le favole.


Questa volta l'autore non è un uomo, ma è la voce del Figliuolo di Dio. La sua Parola ci consiglia ed esorta ad amare i nostri nemici.


Non belle frasi dette senza convinzione, o solo per amore di insegnamento. Ma parole motivate da una profonda e concreta partecipazione. Frasi a cui seguono fatti e circostanze concrete per il Figlio di Dio, frasi che Lui stesso non solo non ha mai rinnegato, anche se poteva farlo, ma che ha avallato con il sacrificio della Sua vita.


Accogliendo l'esempio di Nostro Signore Gesù noi crediamo che al male non si risponde con altro male. Quando subiamo un torto, nel rispetto dei limiti della legalità e della dignità umana, siamo pronti a pensare che è stato meglio per noi averlo subito che provocato. Crediamo che probabilmente esiste sempre una ragione profonda in ciò che l'uomo fa e nelle azioni che compie.


Magari, questo torto poteva essere evitato, forse se solo avessimo compreso meglio il desiderio che animava il nostro "nemico".


Riflettendo meglio i lupi non sono così cattivi, e poi oggi sono una razza protetta.


Dopo averli squartati, non riempiamo loro la pancia di sassi per poi farli annegare sotto i loro peso, così come fece il cacciatore nella favola di Cappuccetto Rosso. Forse oggi abbiamo compreso che anche i lupi più famelici hanno diritto alla vita, anche loro devono sfamarsi finché Dio gli dà la vita mangiando gli agnelli che si abbeverano alla fonte.


Cosi come gli agnelli anche i cristiani possono anche essere fagocitati dai lupi, ma sanno bene che non morranno. E' con fiducia e tranquillità che possono bere in questa fonte: "ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete; anzi, l'acqua che io gli darò, diventerà in lui una fonte d'acqua che scaturisce in vita eterna." (Giovanni 4:14)


Il Figlio di Dio, l'Agnello di Dio, coerente con il suo credo, bevendo alla stessa fonte del lupo, si è sacrificato sino alla morte e con questo sacrificio ci perdona. Un sangue che purifica, un'offerta unica e irrepetibile, la sua vita.


E noi uomini, ci preoccupiamo per le piccole diatribe che tutti i giorni si affrontano. Proviamo a vedere il nostro "nemico" sotto una luce diversa cercando di vedere in lui, anche se sbiadita, l'immagine e la somiglianza di Dio.


Cerchiamo di portare anche noi questa piccola croce dei malesseri che ogni giorno ci affliggono, senza reagire, sopportandoli con pazienza, benignità e mansuetudine.


Sulla croce, i due ladroni erano disposti ai lati, poco prima di morire "Gesù diceva: Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno." (Luca 23:24)


Poiché questa sofferta morte ha permesso a Lui di regnare per donarci il Suo perdono e distruggere definitivamente il suo nemico, il male. Infine vi sarà un ultimo avversario, ma anche per esso non vi saranno speranze: "Poiché bisogna ch'egli regni finché abbia messo tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico che sarà distrutto, sarà la morte." (1 cor. 15:25-26)


Nicola Vannini

IL LUPO E L’AGNELLO